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Successo del PNRR-MER “GHOSTNETS”: recuperate 11 tonnellate di attrezzi da pesca dai fondali italiani

Staff Cetri by Staff Cetri
Agosto 1, 2025
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Successo del PNRR-MER “GHOSTNETS”: recuperate 11 tonnellate di attrezzi da pesca dai fondali italiani
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Reti fantasma abbandonate o disperse in mare rappresentano una seria minaccia per la fauna e la flora marine

Si sono concluse le operazioni della prima fase di restauro degli ecosistemi marini, previste dal PNRR MER (Marine Ecosystem Restoration) – Intervento A12 “GhostNets” con l’ispezione di quasi 226.000 mq di fondali, da cui sono state recuperate 11 tonnellate di attrezzi da pesca abbandonati, e il raggiungimento il 13 giugno del target previstoentro il 30 giugno 2025. Un risultato straordinario, frutto della preziosa collaborazione di tutti i soggetti coinvolti: ISPRA, soggetto unico attuatore del progetto, e gli operatori economici, Fondazione Marevivo, Castalia Consorzio Stabile e CoNISMa, Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare.

L’intervento è realizzato nell’ambito del PNRR MER, Marine Ecosystem Restoration, il più grande progetto sul mare all’interno del “Piano nazionale di Ripresa e Resilienza”, che vede il MASE, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in qualità di amministrazione titolare. Il progetto prevede 37 linee di attività, da realizzarsi entro il 30 giugno 2026, su tutto il territorio nazionale articolati su tre pilastri: il ripristino e la protezione dei fondali marini, il rafforzamento dei sistemi osservativi marini e costieri e la mappatura degli habitat costieri e marini d’interesse conservazionistico. 

Le reti e gli attrezzi abbandonati o persi accidentalmente in mare costituiscono una delle cause maggiori di inquinamento marino: l’86% dei rifiuti trovati sui fondali è riconducibile, infatti, ad attività di pesca (dati ISPRA), migliaia di organismi muoiono per via dell’intrappolamento all’interno delle reti fantasma e gli habitat di fondo vengono soffocati.

“Visti i grandi quantitativi di attrezzi da pesca recuperati dalle profondità marine, “GhostNets” ha fatto emergere una situazione per certi aspetti allarmante – dichiara Massimiliano Falleri, Responsabile Divisione Subacquea Marevivo. – In questo intervento, l’unione delle diverse esperienze dei soggetti coinvolti e soprattutto l’utilizzo di nuove tecnologie hanno consentito una più rapida e puntuale identificazione della rete abbandonata e un’attenta valutazione delle forme di vita impattate, grazie ai rilievi eseguiti con i speciali ROV dotati di telecamere ad alta risoluzione e sistemi per la georeferenziazione. L’impegno di Marevivo, a seguito degli oltre 20 anni di esperienza nel campo delle rimozioni di reti, è stato fondamentale nell’indicare agli OTS (Operatori Tecnici Subacquei) la metodologia migliore di rimozione della rete, senza arrecare danni ulteriori alla biocenosi presente nell’area e nel supervisionare il delicato lavoro di restauro dei fondali, ognuno distinto da scenari operativi diversi sia per caratteristiche morfologiche che per profondità”.

“Nei 15 siti ispezionati sono stati rimossi oltre 400 attrezzi da pesca di varia tipologia (reti a strascico, attrezzi da posta, grovigli di cime, lenze, “cannizzi” e nasse), posizionati tra i 10 e i 50 metri di profondità, alcuni dei quali con estensioni superiori a 1 km. I fondali così ripristinati potranno ora avviare un processo di rigenerazione naturale: ampie superfici torneranno gradualmente a ospitare comunità marine, contribuendo al recupero ecologico e alla funzionalità degli habitat” fanno sapere i ricercatori di Ispra.

I quindici siti inseriti nel progetto sono stati mappati grazie all’utilizzo di particolari strumentazioni, come “MultiBeam”, sonde multi-parametriche e “Side Scan Sonar”, al fine di captare “segnali” utili a indicare la presenza di strumenti da pesca abbandonati. Si tratta di tecniche di rilievo geofisico molto innovative, finalizzate a una più veloce e ampia mappatura delle aree individuate, successivamente visionate con ROV, Remotely Operated Vehicle, veicoli sottomarini a comando remoto. I dati raccolti sono stati poi consegnati agli OTS che hanno provveduto a rimuovere le reti e gli attrezzi da pesca dai fondali, seguendo le indicazioni provenienti dalla superficie. Sono state eseguite complessivamente 147 immersioni a una profondità fino a 50 metri.

“Prendere parte al Progetto MER per le attività di recupero delle reti fantasma “GhostNets” rappresenta per Castalia un’ulteriore conferma del nostro impegno quotidiano nella tutela dell’ambiente marino. Abbiamo messo in campo le nostre competenze logistiche e operative per garantire che ogni fase delle attività, dalla mappatura al recupero in mare, si svolgesse in piena sicurezza e con il massimo rispetto degli habitat. Il successo di questa prima fase è frutto di una collaborazione virtuosa tra pubblico, ricerca e operatori specializzati: un modello di intervento che dimostra come la sinergia sia la chiave per affrontare sfide ambientali complesse e per proteggere concretamente la biodiversità del Mediterraneo. Castalia continuerà a lavorare con determinazione al fianco di ISPRA, Marevivo e CoNISMa per restituire salute e vita ai nostri fondali” dichiara Carmelo Barone, Amministratore Delegato Castalia Consorzio Stabile.

Le indagini effettuate hanno rilevato, in molti di questi siti, la presenza dell’habitat a coralligeno: un ambiente ricco e complesso, formato da cavità, anfratti e sporgenze, che lo rendono ideale per la vita marina ma estremamente vulnerabile. La presenza di reti abbandonate, infatti, soffoca e abrade queste strutture, compromettendo la biodiversità e la funzionalità ecologica dell’habitat. In altri casi, le reti sono state rimosse da relitti marini che ospitano moltissime forme di vita e da barriere artificiali (artificial reef), strutture sommerse progettate per contrastare la pesca illegale e favorire il ripopolamento ittico.

“Durante le operazioni, un’attenzione particolare è stata dedicata agli organismi intrappolati nelle reti, che sono stati liberati e reimmessi in mare dai ricercatori presenti a bordo. Tra questi molte specie protette quali il corallo Dendrophyllia ramea, la gorgonia rossa Paramuricea clavata, il riccio diadema (Centrostephanus longispinus), la stella Hacelia attenuata, la spugna Aplysina aerophoba nonché diversi Crostacei e Policheti. Tra i siti oggetto di intervento figurano anche i due casi studio di Gaiola e del Mar Piccolo di Taranto. In queste aree le attività proseguiranno fino a giugno 2026, con l’obiettivo di sviluppare un protocollo scientifico innovativo per valutare l’impatto degli attrezzi da pesca abbandonati e l’effetto del loro recupero su habitat sensibili, come il coralligeno, e su specie di interesse conservazionistico, come il cavalluccio marino” fa sapere Tania Dolce, in rappresentanza di CoNISMa.


L’intervento “GhostNets”, avviato nell’ottobre 2024, ha confermato l’efficacia della sinergia tra le diverse realtà che hanno messo a disposizione il loro know how per raggiungere il target prefissato: Castalia si è occupata dell’aspetto logistico, CoNISMa della parte scientifica, Marevivo ha messo in campo la metodologia di rimozione e la supervisione delle operazioni.  ISPRA, in veste di coordinatore scientifico e organizzativo dell’intero processo “mappatura → recupero → riciclo” delle reti fantasma, ha garantito che le operazioni venissero condotte in modo efficiente e sicuro, contribuendo allo sviluppo di conoscenze e all’elaborazione di nuove politiche per la protezione permanente dei nostri mari.

Fonte Ufficio Stampa Marevivo ETS – 31 luglio 2025

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