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Home Energia Idrogeno verde

Intervista al prof. Nicola Conenna sulla Strategia Nazionale dell’Idrogeno presentata dal Governo

Staff Cetri by Staff Cetri
Dicembre 9, 2024
in Idrogeno verde, Opinion
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Intervista al prof. Nicola Conenna sulla Strategia Nazionale dell’Idrogeno presentata dal Governo

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Venerdì, 29 novembre scorso, il Governo Italiano ha reso pubblica la sua “Strategia Nazionale Idrogeno”. Alla presentazione, che si è tenuta nell’auditorium della sede nazionale del GSE – Gestore dei Servizi Energetici, ha partecipato il Prof. Nicola Conenna, presidente dell’Associazione Green Hydrogen Community, fondatore dell’Università dell’Idrogeno in Puglia, e autore del libro “Idrogeno il nuovo oro”. Il  nostro centro studi europei CETRI-TIRES ha incaricato il suo coordinatore generale Cav. Antonio Rancati di chiedere al Prof. Nicola Conenna di condividere le sue riflessioni sul documento, con particolare riferimento a temi quali il contesto internazionale, europeo e nazionale, la domanda di idrogeno e il suo potenziale nell’industria e nei trasporti, i suoi nuovi ambiti di utilizzo e la possibile domanda di idrogeno nel settore civile, il possibile ruolo dell’idrogeno come risorsa di flessibilità per il sistema elettrico, modelli territoriali di produzione e consumo dell’idrogeno con nuove infrastrutture, stoccaggi, azioni strategiche, politiche e misure di supporto alla domanda nazionale, sviluppi sul piano della Ricerca e Innovazione e infine l’importanza della formazione, informazione, consultazione e partecipazione.

Auditorium GSE – 29 novembre 2024

D. Prof. Conenna, potremmo cominciare con la considerazione “meglio tardi che mai ” visto che il  piano nazionale dell’idrogeno era atteso da tempo, doveva addirittura essere presentato prima dell’estate. Ma se da un lato è positivo che finalmente l’Italia si doti di un piano nazionale per lo sviluppo dell’idrogeno, riconosciuto fondamentale per la transizione energetica, dall’altro lato  c’è più di un passo indietro rispetto alle linee guida indicate nel 2022 dal Governo Draghi,  i cui  obiettivi che pure non erano molto ambiziosi, sono stati ridotti addirittura a circa un terzo. Cosa comportano questi obiettivi troppo bassi? Avremo gravi ritardi nel contesto internazionale?

R. Considerando la recente presentazione del PNIEC – Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima – un documento strategico che definisce la politica energetica e climatica di un paese a lungo termine, visto che l’idrogeno è fondamentale per una reale decarbonizzazione del Paese e per conseguire gli obiettivi al 2030 e 2050, non è certo positivo che si pongano obiettivi poco ambiziosi. Se gli stessi presentatori governativi hanno fatto un confronto con altri principali Paesi europei come Germania, Francia e Spagna, non si capiscono le decisioni che hanno preso.

D. Quali sono gli obiettivi indicati da questi governi e come mai anche l’Italia non si è posta almeno quelli della Commissione Europea?

R. Fin dal 2019 la Germania ha seguito le indicazioni europee, pur non essendo vincolanti, con Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green Deal europeo nella precedente legislatura, e con l’avvallo della stessa presidente Ursula von der Leyen. La Germania si è subito adeguata agli ambiziosi obiettivi europei (anzi in un certo senso potremmo dire che li ha anche anticipati con le sue strategie nazionali sull’idrogeno fin dal 2004).  Un po’ meno quello francese, ma sempre con obiettivi importanti, mentre stupisce la Spagna che ha obiettivi molto ambiziosi miranti a produrre l’idrogeno non solo per loro ma anche per i tedeschi, che pagano lo scotto di un fardello di decarbonizzazione industriale derivante dal carbone, con troppe industrie succubi di scelte fossili nella loro storia industriale. La decarbonizzazione dell’industria hard- to-abate dovranno farla con l’idrogeno. Stesso problema col trasporto pesante.

D. Quindi la stessa Germania, avanti nella pianificazione avrà comunque bisogno di tanto idrogeno verde perché deve decarbonizzare più di tanti altri paesi industriali?

R. Sicuramente saranno costretti a comprarne in parte dagli spagnoli e anche dal Nordafrica e proprio per questo non si capisce come mai noi italiani non possiamo fare come in Spagna, che ha caratteristiche analoghe come irradiazione solare e vento a quelle dell’Italia. In più il Governo Italiano non parla solo di Idrogeno verde (quello prodotto da fonti rinnovabili) con obiettivi poco ambiziosi, ma parla anche di Idrogeno blu, fondamentalmente fatto con il gas metano, e attualmente utilizzato non a fini energetici ma nel campo della chimica come la produzione di ammoniaca e simili. Inoltre produrre idrogeno blu con lo steam reforming produce anidride carbonica e così siamo punto a capo. Allora per catturare l’anidride carbonica viene proposto di ricorrere alla CCS (Cattura e stoccaggio del carbonio) equiparandolo in Italia più o meno alla produzione di Idrogeno verde.

D. Sono soluzioni sostenibili? Ci possono essere dei rischi? Dove verrebbe sotterrata tutta questa CO2 e con quali costi?

R. Infatti non sono per niente d’accordo perchè il CCS crea due problemi fondamentali, uno è la sua pericolosità: mettendola davanti a Ravenna in pozzi del gas metano esauriti, stivandola nelle profondità,  se la CO2 fuoriesce, cosa per niente impossibile visto che le coste del nord dell’Adriatico contano rischi di terremoti abbastanza frequenti, possono crearsi delle crepe e delle fuoriuscite che sarebbero letali per gli abitanti di Ravenna e dintorni. In più non è un esercizio a costo zero, anzi è molto molto costoso, circa cento euro a tonnellata. Quindi quando si ragiona di questo non si capisce che il Governo deve finanziare l’Idrogeno verde e non dare i soldi all’ENI per la Cattura e lo Stoccaggio della CO2.

D. Può fare chiarezza sulla reale terminologia utilizzata per la produzione dell’idrogeno e se gli obiettivi sono così bassi come bisogna intervenire?

R. Nei documenti governativi l’idea sull’idrogeno verde è parecchio fumosa, perché secondo le indicazioni europee esso deve essere prodotto solo da fonti rinnovabili e basta. Più chiaro di così! Invece si continuano a sentire versioni fantasiose di bio-idrogeno e simili, alimentando una confusione a tutto vantaggio del mondo fossile, mentre invece è chiarissimo che l’idrogeno verde è unicamente quello prodotto con le energie rinnovabili, punto! Non si può minimamente pensare che senza l’idrogeno verde si riesca a raggiungere obiettivi di decarbonizzazione adeguati. Bene il fotovoltaico per l’energia solare durante il giorno e l’eolico anche durante la notte, ma  si tratta di energie discontinue e per far fronte a questa discontinuità è necessario far ricorso a un accumulatore vettore di energia come l’idrogeno, che permette di trasferire l’energia rinnovabile nel tempo (come vettore) e nello spazio (come accumulatore). Altrimenti avremo situazioni discontinue sulla rete nazionale. Oramai le energie rinnovabili sono avanzate in tutto il mondo. In Italia produciamo migliaia di Terawattora, e nel mondo si producono milioni. Ma per dare continuità alle energie rinnovabili c’è bisogno dello stoccaggio con l’idrogeno e va benissimo usarlo per navi ed aerei ma non basta. Se vogliamo decarbonizzare veramente l’economia c’è bisogno di idrogeno anche nell’industria e nel trasporto pesante.

D. Essendo anche lei da tantissimi anni un seguace di Jeremy Rifkin,  alle cui teorie facciamo tutti riferimento, prima fra tutte la visione della Terza Rivoluzione industriale che Rifkin propone dal 2011, lei ritiene che questo piano possa essere considerato in linea alla sua visione e non da ultimo al Green Deal europeo?

R. La Generazione Distribuita non viene recepita da queste menti fossili governative, in cui la transizione energetica deve portare ad una Democrazia energetica, cosa che è non solo fattibile ma anche auspicabile e che potrebbe già avvenire con le Comunità energetiche se fossero gestite bene. Ma di tutto questo nel Piano Nazionale per l’Idrogeno non c’è traccia. Si tratta di una visione che non viene compresa, così come viene ignorato  il concetto di autoconsumo energetico, la produzione da parte dei singoli cittadini nel piano è inesistente. Nella strategia nazionale si parla solo di grande industria e trasporti pesanti, giusto farlo, ma questo non deve far scomparire la produzione di energia residenziale e nelle piccole-medie imprese, che sono la parte portante della nostra nazione. A queste mie critiche si somma il fatto che non hanno ancora pubblicato gli incentivi per produrre l’idrogeno. Vedremo se e quando lo faranno. Ho forti dubbi che lo facciano entro fine anno, come indicato, e visto che anche questo piano è in ritardo di qualche mese, non c’è molto da fidarsi. Anche il decreto sulle Comunità energetiche è arrivato con 3 anni di ritardo.

D. Almeno sul piano della formazione, informazione, consultazione e partecipazione attiva nel piano nazionale per l’idrogeno possiamo essere ottimisti?

R. Su questo importante capitolo del piano nazionale voglio essere propositivo considerando che non è un punto di arrivo ma di partenza, parteciperemo dunque al processo di consultazione e in questo processo noi saremo “rifkiniani” propositivi . Preparerò i punti riprendendo i concetti principali per una proposta di legge di iniziativa popolare come avevamo fatto a suo tempo nel 2018, anche con il vostro centro studi europeo Cetri-Tires, anche perché ora sarà più facile raccogliere consenso perché nel frattempo la legge permette di raccogliere adesioni con firme digitali, grazie a nuovi strumenti tecnologici, con una piattaforma della presidenza del consiglio, cosi da avere l’autenticazione delle firme online come nei tradizionali moduli di richiesta di referendum. Contando su di voi, sui social, mi organizzerei con le forze che abbiamo a disposizione, il più presto possibile per presentare le nostre proposte non in modo antagonistico ma in modo diplomatico e propositivo, anche ricordando che non hanno tenuto in alcun conto i sondaggi che pure avevano fatto con le PMI. Mentre invece l’ENI  l’hanno ascoltata totalmente. Ma una politica seria non si fa dettare l’agenda da una azienda, anche se è una Spa quotata in Borsa controllata dal Ministero del Tesoro, quindi da loro stessi del Governo, Cassa e Deposito e Prestiti, (lo Stato in pratica).

Ringraziamo il Prof. Nicola Conenna, per queste sue riflessioni siamo sicuri che resteremo in contatto nei prossimi giorni per fornirgli  tutto il sostegno che necessiterà per sottoporre le proposte per una reale transizione energetica con le fonti rinnovabili e l’idrogeno verde e  solo verde!

Roma, 9 dicembre 2024

Staff Cetri

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