Ursula von der Leyen ha chiesto e ottenuto la fiducia sul suo bis alla Commissione e si appresta a ottenerla anche dal Parlamento. E tutto il suo programma è caratterizzato da cinquanta sfumature di “verde”. Forse perfino più di quanto gli ecologisti potessero sperare, anche se l’approccio che indica per la «sua» Europa dei prossimi cinque anni strizza l’occhio con evidenza anche alle imprese (dunque anche al suo PPE), nel segno della «competitività». «Terremo la barra dritta nella nostra strategia di crescita», dice quasi subito Von der Leyen entrando nel vivo del suo discorso, rivendicando i successi della strategia verde seguita negli ultimi cinque anni e indicando la via per i prossimi: «Voglio lanciare un nuovo Clean Industrial Deal nei primi 100 giorni del mandato per canalizzare gli investimenti nelle energie pulite». La presidente-ricandidata alla Commissione indica anche un nuovo target per l’Unione: quello della riduzione delle emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 (al momento è previsto il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050). Una strada, chiarisce Von der Leyen, che va nell’interesse supremo dell’economia del blocco – dunque anche delle sue aziende – ma pure incontro alle preoccupazioni dei giovani per la protezione climatica: «non è questione solo di competitività, ma di giustizia intergenerazionale». E anche in fin dei conti, di sovranità e indipendenza perché – assicura Von der Leyen – l’ulteriore spinta propulsiva del nuovo Deal «farò calare il costo delle bollette. e metterà fine una volta per tutte all’era dei combustibili fossili russi».
Più chiaro di così…adesso non ci resta che aspettare il 27 novembre quando l’Aula di Strasburgo voterà sui nuovi Commissari. A quel punto potremo essere sicuri che il prossimo quinquennio alla guida dell’Europa ci sarà ancora Ursula, la signora del Green Deal. Le destre se ne facciano una ragione.
Il discorso completo di riconferma della Presidente von der Leyen arricchito di cinquanta sfumature di verde, può essere letto a questo link: www.open.online/2024/07/18/ursula-von-der-leyen-discorso-fiducia-bis-commissione-europea/
Nuova Commissione Ue, chi vince e chi perde (e quanti voti avrà Vdl)
Il problema della “doppia” maggioranza – Articolo di di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese
Fonte AskaNews: Nuova Commissione Ue, chi vince e chi perde (e quanti voti avrà Vdl) 23.11.2024
Roma, 23 nov. (askanews) – L’accordo fra i tre gruppi politici della ‘maggioranza Ursula’ (Ppe, S&D e Renew) al Parlamento europeo per sbloccare il processo di valutazione delle audizioni di conferma dei membri della nuova Commissione, raggiunto a Bruxelles nella notte tra il 20 e il 21 novembre, consentirà ora finalmente di passare all’ultima tappa prima dell’entrata in funzione del nuovo Esecutivo comunitario: il voto di fiducia della plenaria di Strasburgo il 27 novembre. Proviamo quindi a dare qualche risposta ad alcune domande: come si è usciti dall’impasse? Chi ha vinto e chi ha perso? Come sarà la navigazione con due maggioranze di Ursula von der Leyen?
Il processo delle audizioni era rimasto a lungo in stallo a causa dei veti incrociati, da parte del Ppe sulla candidata socialista spagnola Teresa Ribera, e da parte di S&D e Renew contro la vicepresidenza esecutiva (ma senza contestarne il portafoglio) assegnata all’italiano Raffaele Fitto, membro del gruppo conservatore Ecr ma sostenuto dai Popolari come fosse uno dei loro. L’accordo è stato possibile grazie al fatto che il Ppe ha accettato, nel pomeriggio del 20 novembre, di firmare una ‘piattaforma di cooperazione’ che sostanzialmente conferma, in nove punti, le ‘linee guida’ programmatiche presentate da Ursula von der Leyen al Parlamento europeo il 18 luglio scorso. La sua rielezione per il secondo mandato alla presidenza della Commissione, con 401 voti della plenaria di Strasburgo, aveva come base quel programma, che viene ora rilanciato.
A questo punto, i veti incrociati avrebbero dovuto cadere, ma il Ppe ha continuato a pretendere da Ribera un impegno ‘chiaro e inequivocabile a dimettersi immediatamente dal Collegio dei commissari nel caso in cui vi sia qualsiasi accusa o procedimento legale (‘legal charge or proceeding’, in inglese, ndr) nei suoi confronti, in relazione ai tragici eventi della Dana’, l’inondazione di Valencia. Il Partido popular spagnolo applica la logica secondo cui la miglior difesa è l’attacco: accusa l’attuale ministra socialista della Transizione verde per sviare l’attenzione dalle responsabilità del governatore della Regione di Valencia, il popolare Carlos Mazón, nella sottovalutazione del pericolo, segnalato tempestivamente dalle agenzie del governo, e nella gestione dell’emergenza, che era di sua competenza.Mentre i Socialisti (sembra anche a seguito di un intervento diretto del premier spagnolo, Pedro Sanchez, sulla capogruppo S&D Iratxe García Pérez) erano già pronti a togliere il veto alla vicepresidenza di Fitto, il Ppe (o per meglio dire il Partido Popular, appoggiato dal capogruppo del Ppe Manfred Weber) si ostinava a pretendere che la lettera con il via libera finale per l’audizione di Teresa Ribera contenesse la condizione dell’impegno a dimettersi se un giudice spagnolo l’avesse anche solo indagata. L’impasse è stata risolta, dopo diverse ore, dal Servizio giuridico del Parlamento europeo, secondo cui il Ppe, pur votando a favore di Ribera, poteva allegare un ‘parere di minoranza’ al suo via libera formale. Il parere di minoranza non è vincolante, e non costituisce, in realtà, una condizione aggiuntiva rispetto agli obblighi previsti dal Codice di condotta (menzionato nella lettera del Ppe) a cui è sottoposto qualunque commissario europeo, incluso l’obbligo di dimettersi se lo chiede il presidente della Commissione europea (art. 17 del Trattato Ue).
Testo completo: Nuova Commissione Ue, chi vince e chi perde (e quanti voti avrà Vdl) 23.11.2024